Comunicato Stampa

reprint dal sito ufficiale del Comune
La prima industrializzazione nelle Marche medioevali: a confronto, a Palazzo ducale, studiosi illustri e ricercatori delle università italiane
Arriveranno a Camerino studiosi di storia economica di fama nazionale ed internazionale in occasione della giornata di studio, venerdì 14 ottobre, organizzata dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Camerino e dalla rivista di Storia economica “Proposte e ricerche Economia e società nella storia dell’Italia centrale dal titolo Produzioni e commerci nelle province dello Stato pontificio Imprenditori, mercanti, reti: secoli XIV-XVI.
A Palazzo Ducale, nella Sala della Muta, alla giornata di studi, a cura della dott Emanuela Di Stefano, interverranno illustri relatori provenienti dalla Bocconi di Milano, dall’Ateneo Federico II di Napoli, dalle università di Camerino, Firenze, Perugia, Chieti-Pescara, oltre a noti studiosi e promotori culturali. Si confronteranno sullo stato degli studi e sulle prospettive della ricerca in relazione a tematiche non ancora sufficientemente esplorate quali l’economia manifatturiera e i commerci: tra gli interventi numerosi quelli riguardanti le Marche nel tardo Medioevo e nella prima età moderna quando si verificò il radicamento dei settori portanti l’economia regionale quali il cartaio, il tessile, il conciario lungo la dorsale appenninica e subappenninica: da Urbino a Fabriano, da Camerino ad Ascoli.
Programma Giornata di Studi
Ore 9.30
Saluti introduttivi
Sessione I : Ampiezza e forme dello scambio
Presiede Ercole Sori
Direttore del Centro Sammarinese di Studi Storici
dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino
Giuliano Pinto, Università degli studi di Firenze
Città e centri minori dell’Appennino centrale: attività economiche e reti commerciali(secoli XIV- XV)
La relazione prende in esame una decina di centri di Umbria, Marche e Abruzzo, siti sulle pendici o nelle alte valli dell’Appennino centrale, che a partire dalla fine del XIII secolo conobbero uno sviluppo manifatturiero e mercantile di rilievo. Tale sviluppo fu favorito da fattori di varia natura: la collocazione o la vicinanza alla grande arteria che univa Firenze a Napoli e alle Puglie (la cosiddetta via degli Abruzzi); la disponibilità di importanti risorse in loco (prodotti dell’allevamento, zafferano, seta grezza, ecc.); il processo di commercializzazione dei manufatti locali su scala interregionale grazie anche alla presenza di mercanti e banchieri fiorentini; il raccordo con i grandi mercati (Firenze, Roma, Napoli).
Mafalda Toniazzi, Università degli studi di Firenze
Dalle Marche alla Toscana: l’espansione dei banchieri ebrei da Camerino.
Camerino, collocata al centro di un efficiente sistema viario, che collegava lungo la direttrice Nord-Sud Venezia e Napoli (attraverso L’Aquila e Fano) e lungo l’asse Est-Ovest l’Adriatico, e soprattutto il porto di Ancona, con Roma, Firenze e la Toscana, ha rappresentato per i secoli del basso Medioevo e dell’Età Moderna un vitale crocevia di uomini e merci. L’espansione dei banchieri ebrei da Camerino verso Firenze, e i territori ad essa soggetti, nel XV secolo si configura come un risultato dei contatti e degli scambi già esistenti tra le due cittadine e, più in generale, come un esempio dell’esistenza di flussi di spostamento dalle aree adriatiche dell’Italia centrale alla Toscana.
Emanuela Di Stefano, Consiglio scientifico “Proposte e ricerche”- Università di Camerino
Marche e Roma: produzioni, mercanti, relazioni dai registri doganali romani del Quattrocento.
L’urgenza di acquisire conoscenze che integrassero i già significativi dati emersi dallo spoglio delle fonti pratesi e veneziane ha indirizzato verso una nuova analisi dei registri doganali romani, nei quali si riflettono le strutture fondamentali dell’organizzazione economica delle Marche nel tardo Medioevo: presenza di settori portanti come il cartario e il laniero e di settori complementari come il cotoniero, il serico e il conciario; stretta connessione delle attività manifatturiere con una solida organizzazione mercantile interna, anche per la presenza di figure di mercanti-imprenditori che univano nelle loro mani gli atti dello scambio e quelli della produzione; inserimento del sistema economico marchigiano nella rete mercantile peninsulare ed europea. Si confermano infine la leadership produttiva e/o commerciale dei poli interni - da Urbino a Fabriano, da Camerino ad Ascoli - e la sostanziale estraneità dell’ampia fascia collinare al fenomeno della “rivoluzione commerciale” e della “prima industrializzazione”.
Guido Alfani, Università Bocconi di Milano
Reti sociali, reti mercantili: strategie di formalizzazione dei contatti e trustbuilding nell’Italia centro-settentrionale tra Medioevo ed Età moderna
La costruzione della fiducia è una componente essenziale dell’attività economica. È noto che la presenza di legami sociali tra le parti può contribuire a far funzionare meglio accordi commerciali. Tuttavia, sappiamo ancora poco del modo in cui gli attori economici creavano deliberatamente nuovi legami sociali al fine di raggiungere i propri obiettivi. In passato, l’attenzione si è concentrata quasi esclusivamente sulle strategie matrimoniali, che però offrono solo una prospettiva specifica e, forse, neppure la più importante a comprendere i contenuti sociali dell’interazione economica quotidiana. Solo studi recenti hanno iniziato a esplorare l’importanza di altri strumenti di formalizzazione dei legami sociali, ad esempio il padrinato.
Questo contributo intende esplorare il modo in cui i mercanti dell’Italia centro-settentrionale ricorrevano a strategie di formalizzazione dei contatti sociali e di trustbuilding al fine di consolidare e tutelare le proprie reti commerciali, incluse quelle a media e lunga distanza
Paola Pierucci, Università degli studi di Chieti-Pescara
L’Aquila, Sulmona e le città marchigiane tra Basso Medioevo e prima Età Moderna
Nel tardo Medioevo e nella prima Età Moderna il territorio abruzzese e quello marchigiano costituiscono una realtà socio-economica fortemente integrata. Il punto di riferimento per gli scambi commerciali e finanziari con le Marche sono le città di Sulmona e L’Aquila. I contatti tra le due città abruzzesi ed i principali centri marchigiani risultano molto intensi nel corso del XV e XVI secolo; alcune città delle Marche rappresentano piazze di approvvigionamento di prodotti e mercati di sbocco per i regnicoli, così come tappe del commercio a lunga distanza. Oggetto di tali rapporti di scambio sono merci come tessuti, lana grezza, cuoio e bestiame ma anche lettere di cambio.
Alessandra Bulgarelli, Università degli studi di Napoli, Federico II
Reti di scambio tra Abruzzo e Stato Pontificio: mercati, merci e mercanti (secoli XV-XVII)
La storiografia recente relativa all’Abruzzo di antico regime ha dato un apporto decisivo nello smontare l’immagine tradizionale che identificava quest’area nell’universo pastorale e in un’economia rivolta all’auto-consumo e con un mercato dei prodotti agricoli esclusivamente locale. L’Abruzzo era invece inserito in più circuiti di distribuzione, tra cui: il mercato adriatico, dominato dalla Repubblica di Venezia; il Regno di Napoli, subordinato alle esigenze del consumo di Napoli e della transumanza ovina verso la Puglia; lo Stato pontificio, la cui contiguità fisica ed economica era solo formalmente interrotta dalla linea di confine che separava lo stesso dal Regno.
Il contributo che qui si presenta dedica attenzione a questo ultimo circuito di cui si cercherà di portare in luce le caratteristiche esaminando luoghi, merci e operatori senza trascurare il ruolo del contrabbando che fortemente connotava queste aree di confine.
Marco Moroni, Università Politecnica delle Marche
Produzione e commercio del sapone nel Mediterraneo tra Medioevo ed età moderna
La lavorazione del sapone, nella quale in età bassomedievale eccelle Venezia, richiede soda e olio d’oliva. Ecco perché, dopo il Mille, muovono verso Rialto consistenti quantitativi non solo di olio d’oliva di Marche, Abruzzo e Puglia, ma anche ceneri alcaline della Siria.
Nella produzione e nel commercio del sapone il dominio di Venezia inizialmente è insidiato soprattutto da Genova e da Ancona. Con il Settecento, però, emergerà un concorrente ben più pericoloso, Marsiglia, che riuscirà a imporsi nel secolo successivo.
Ripercorrere la storia del sapone tra basso Medioevo ed età moderna, anche se concentrando l’attenzione soprattutto sui protagonisti adriatici, significa affrontare un aspetto non secondario della storia commerciale e manifatturiera dell’intero Mediterraneo.
Ore 15.00
Sessione II: Territori, produzioni e mercati
Presiede Francesco Chiapparino
Direttore di “Proposte e ricerche”
Università Politecnica delle Marche
Giancarlo Castagnari , Consiglio scientifico di “Proposte e ricerche” - Vice presidente della “Fondazione Fedrigoni - Istituto Europeo di Storia della carta”
Ambiente, arti, mestieri, commerci nell’alta valle dell’Esino tra XIII e XVI secolo
In sede storiografica si afferma che le Marche, nel sistema economico italiano tra XIII e XVI secolo, contribuiscono a connettere il Nord al Sud della penisola. Questo contributo vuole dimostrare che Fabriano, Matelica e i centri minori dell’alta valle dell’Esino costituiscono una componente che alimenta quella connessione. Per formulare questa tesi con un’analisi socio-economica vengono acquisite le più recenti fonti bibliografiche e utilizzate le fonti documentarie rese note dai regesti degli archivi locali, in modo particolare: gli statuti comunali, i libri delle arti e dei mercanti. le pergamene dell’abbazia di S. Maria d’Appennino, del fondo “Brefotrofio” (Archivio Storico Comunale di Fabriano). Identificate le reti commerciali dell’area, alimentate dalla intensa attività manifatturiera (soprattutto panni lana e carta), emergono, dalle diverse realtà epocali, il dominante affermarsi dell’elemento mercantile, il palese intento politico delle arti, il potere egemonico dei Chiavelli, conquistato dominando nel Fabrianese la politica finanziaria e imprenditoriale, e infine, nel XVI secolo, il lento declino dell’economia.
Olimpia Gobbi, Consiglio scientifico di ” Proposte e ricerche”
Merci, mercanti e mercati minori di montagna e di costa nelle Marche meridionali. Secc. XV- XVI.
Le economie di montagna e di costa , marginali rispetto all’agricoltura delle Marche collinari, sono connotate nel XV e XVI secolo da produzioni specializzate sia agricole che manifatturiere. Grazie a tali produzioni le aree montane e costiere entrano attivamente nel circuito mercantile regionale ed interregionale , qualificano la loro offerta e soprattutto compensano la carenza di cereali garantendosene l’approvvigionamento . La ricerca si propone di analizzare tale strategia con cui le comunità montane e costiere delle Marche meridionali cercano di rispondere ai vincoli ambientali e farà emergere lo spettro merceologico attivato dalla vendita delle produzioni specializzate, le aree di collocamento, gli attori che ne controllano il mercato, i flussi di finanziamento, le gerarchie commerciali territoriali, l’organizzazione degli scambi e le relazioni con il mercato del grano.
Girolamo Allegretti, Consiglio scientifico di “Proposte e ricerche”
Le arti a Pesaro e nel ducato di Urbino: secolo XVI
Se con i Montefeltro Urbino è una delle capitali della cultura e dell’arte rinascimentale, è con i loro successori, i Della Rovere, che il ducato si ricentra su Pesaro e Senigallia, sui loro porti (ausiliari a Venezia e Ancona) e traffici, sulle attività produttive. Non che le città e terre del vecchi Ducato (Gubbio, Cagli, Fossombrone, Pergola, Sant’Angelo in Vado) non avessero sviluppato sistemi manifatturieri d qualche importanza, che continuarono a essere vitali per tutto il ‘500 e a sopravvivere per tutta l’età moderna. Ma è con gli ultimi due duchi che si tenta, sulla base delle teorie mercantilistiche di Silvestro Gozzolini da Osimo, di introdurre anche a Pesaro - di fatto ormai la nuova capitale - le arti della lana e della seta. Con successi moesti, come si vedrà, e presto travolti dalla generale crisi delle manifatture italiane nel primo ‘600.
Dario Dell’Osa, Università degli Studi di Chieti-Pescara
Reti mercantili in Adriatico: i ragusei ad Ancona nella seconda metà del Cinquecento
Nel XV e nel XVI secolo Ancona e Ragusa erano importanti punti di passaggio di un asse commerciale che collegava Costantinopoli alle grandi città italiane e all’Europa centrale. In particolare nella seconda metà del Cinquecento si osservò, nel capoluogo dorico, una graduale crescita delle importazioni dal Levante. Sfruttando la congiuntura economica favorevole alcuni mercanti ragusei decisero di trasferirsi nella città pontificia per fondare agenzie commerciali in grado di smistare i carichi che venivano spediti dalla madrepatria e, nel contempo, di curare l’approvvigionamento di merci destinate alla Repubblica. Dall’analisi della documentazione contabile appartenuta a mercanti di Ragusa si ricavano importanti informazioni sull’operato dei ragusei ad Ancona e sull’attività che essi svolgevano in un mercato che comprendeva, oltre alle Marche, anche ampie aree della Toscana, del Lazio e della Romagna.
Manuel Vaquero Piñeiro, Università degli Studi di Perugia - Rocco Ricciarelli, Regione Umbria
Il mercato del grano a Perugia nella seconda metà del XVI secolo: prezzi e reti di scambio
Si presentano i primi risultati di una ricerca in corso sulla formazione e il funzionamento del mercato del grano a Perugia tra la fine del Medioevo e la prima Età moderna. La ricca documentazione contabile del monastero di San Pietro a Perugia permette di ricostruire delle serie di prezzi a partire dal 1463; fornisce inoltre abbondanti informazioni sulle strategie commerciali e politiche seguite dai differenti soggetti privati e istituzionali coinvolti nella formazione delle reti di approvvigionamento (Comune, Camera apostolica, mercanti, fornai, proprietari). Nel contesto del progressivo rafforzamento del potere papale, in concreto si tratta di verificare in che misura la cosiddetta “guerra del sale” (1540), che per la storiografia tradizionale rappresentò la fine dell’autonomia politica di Perugia, segnò un effettivo cambiamento anche nella struttura del sistema annonario cittadino chiamato, nel corso del XVI secolo, a confrontarsi con quelle che erano le esigenze e le imposizioni provenienti da Roma. In questo modo si compone un vivace affresco di dinamiche locali e centrali da ricostruire alla luce delle scelte patrimoniali e amministrative del monastero di San Pietro di Perugia.
Sessione III- Aspetti del pensiero economico
Catia Eliana Gentilucci - Stefano Testa Bappenheim, Università degli studi di Camerino
Economia ed economisti nello Stato pontificio, 1300-1600
Un fraintendimento storico è quello di pensare che nel Medioevo e fino al 1776 non ci fosse una vera e propria scuola di pensiero economico, poiché le riflessioni economiche sistematizzate si fanno risalire a quelle dei mercantilisti (1600 ca.) e dei fisiocratici (1750 ca.). Ma nell’XI secolo nasce la società comunale e, con essa, i pensatori che si interrogano sulle questioni sociali iniziando a elaborare interessanti idee economiche, ancora oggi vive: l’usura, il giusto prezzo, la carità intesa come redistribuzione di ricchezza. Tra i pensatori dell’epoca un nome eccellente che a giudizio di chi scrive ha fondato la prima scuola “laica” di Economia civile: Francesco di Assisi. La scuola di pensiero francescana ha predicato e divulgato i precetti dell’Economia civile nello Stato pontificio (ed oltre) con i suoi seguaci più rappresentativi, tra i quali Giovanni Duns Scoto.
Ore 17,30
Discussione finale
Conclude Augusto Ciuffetti
Università Politecnica delle Marche
  • Data di pubblicazione: 11 ottobre 2011 ore 17:36
  • Autore: Ufficio Stampa - Michela Avi

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